Precursori del legame di coppia
Legami infantili 3: lutto e perdita dell’amore
La saggezza popolare ci insegna che un amante abbandonato può arrivare a fare qualsiasi cosa pur di recuperare il suo oggetto di amore; l’amore e il dolore provati solo per pochi esseri umani ci spinge all’intenso legame affettivo che é alla base dell’attrazione che un individuo nutre per un’altro individuo.
I principali tipi di legami sono quelli che si instaurano coi genitore e tra gli adulti di sesso opposto. La tendenza all’avvicinamento ed al mantenimento di questa vicinanza é tipica della coppia unita dal legame affettivo, gli individui non legati non mostrano tale tendenza e si manifesta l’accentuata tendenza a resistere strenuamente ad ogni approccio tentato dall’altro. Altra caratteristica é la ricerca reciproca nel caso di lontananza e l’osteggiamento di qualsiasi tentativo da parte di un terzo alla rottura del legame, normalmente il partner più forte attacca questo intruso mentre il più debole scappa e si aggrappa a quello più forte; il comportamento aggressivo nella coppia si manifesta quindi con l’attacco dell’intriso e con la punizione nei confronti del partner colpevole sia esso il compagno o il piccolo. Nei legami affettivi si manifestano quindi le più intense emozioni; la minaccia di perdita provoca angoscia, una perdita effettiva causa sofferenza ed ambedue possono provocare collera, infine l’incontestato perdurare di un rapporto affettivo viene vissuto come fonte di sicurezza, il nascere di un legame affettivo come fonte di gioia.
Il rapporto affettivo non é condizionato dal rapporto sessuale ma le due funzioni possono coesistere anche separatamente. La funzione biologica di quasi tutti i legami e la protezione dai predatori indispensabile per la sopravvivenza quanto la nutrizione o la riproduzione. Quindi una capacità ad instaurare un legame ha un alto valore di sopravvivenza. Molti disturbi psiconevrotici possono considerarsi come riflessi di una disturbata capacità a creare legami affettivi dovuta ad un anomalo sviluppo nell’infanzia od a un suo successivo sconvolgimento.
Gli psiconevrotici e i sociopatici mostrano sempre un deterioramento, spesso grave e duraturo, della capacità di strutturazione dei legami affettivi; ciò dipende da uno sviluppo anomalo verificatosi in una infanzia in un ambiente familiare atipico, dove sono mancate le possibilità di stabilire legami affettivi o a lunghe e a volte ripetute distruzione dei legami creati (Bowlby 51, Ainsworth 62).
La ripetuta rottura di tali legami nell’infanzia quasi sempre comporta depressione, sociopatia e sintomi delinquenziali e suicidali. Il sociopatico o psicopatico esibisce atti contro la società, atti criminosi, atti contro la famiglia (incuria, crudeltà, promiscuità sessuale o perversione), atti contro se stesso es. tossicomania, suicidio o tentato suicidio, ripetuto abbandono del lavoro. In tali persone la capacità di sviluppare e mantenere legami affettivi é sempre disturbata e non di rado assente.
Fino a dieci anni l’assenza della madre o del padre o di entrambi pare aumenti il grado di comportamento antisociale evidenziato dai membri del gruppo. Tra i pazienti suicidi o quelli che tentano il suicidio si sono verificate particolarmente duranti i primi cinque anni di vita o la morte di un genitore, ma anche altre cause di assenza prolungata nel tempo, in particolare la illegittimità ed il divorzio. É stato riscontrato che coloro che hanno subito una perdita prima dei quindici anni si differenziano notevolmente sotto certi aspetti da coloro che non l’hanno subita.
Per i depressi la perdita é dovuta prevalentemente alla morte di un genitore invece che per casi di illegittimità, divorzio o separazione; tale depressione tende ad essere più alta nel secondo quinquennio e certe volte anche nel terzo. Esperienze comuni del gli psicopatico possono essere rappresentate oltre che da la perdita di figure parentali nei primi cinque anni di vita o in certi casi anche fino ai quindici anni, anche il fatto delle conseguenti esperienze del bambino di passaggio da una figura parentale all’altra. L’età particolarmente avanzata dei genitori costituisce un fatto particolarmente predisponente non solo per eventuali anomalie che possono essere trasmesse nel corredo genetico quanto per il fatto che la assenza improvvisa del genitore per decesso aumenta di frequenza.
Quando il bambino si trova con estranei senza le figure genitoriali non solo é fortemente turbato al momento ma anche i successivi rapporti con i genitori subiscono un deterioramento almeno temporaneo; le forme di disturbo che si presentano sono distacco emotivo o inesauribile bisogno di restare vicino alla madre; il distacco emotivo arriva al punto da arrivare a non riconoscere la madre quando tale figura gli viene riproposta, la guarda senza vederla e rifiuta la sua mano; manca ogni comportamento di mantenimento della vicinanza tipico del legame affettivo, tale comportamento persiste per minuti ore a volte giorni; la ripresa dell’attaccamento può essere improvvisa ma spesso è lenta e frammentaria; la lunghezza del distacco emotivo é proporzionato alla lunghezza della separazione.
Quando il comportamento di attaccamento riprende, il bambino di solito si aggrappa alla madre di più di quanto non lo facesse prima, non sopporta che la madre si allontani e tende a piangere e a seguirla per tutta la casa; tale fase é critica poiché la continua richiesta di compagnia mette a dura prova la madre che potrà rispondere negativamente suscitando ben presto il comportamento ostile e negativo del bambino.
Il comportamento distaccato del bambino in queste fasi ha delle strette analogie col comportamento distaccato dello psicopatico; può essere utile postulare il comportamento disturbato dell’adulto come il persistere nel tempo di schemi devianti di comportamento volto alla ri-creazione di legami affettivi risultati da rotture di legami verificatesi nell’infanzia.
Abbiamo visto come siano di fondamentale importanza per la integrità psichica dei nostri pazienti che non si siano verificati, in particolare durante i primi cinque anni di vita separazioni dalle figure amate; prolungate rotture del legame madre-figlio determinano infatti con particolare frequenza disturbi sociopatici e psicopatici nell’età adulta ed in genere disturbi della personalità. Il lutto nell’età adulta é caratterizzato da quattro fasi:
– fase di torpore che dura da poche ore a settimane e può essere interrotta da attacchi di angoscia o di collera di estrema intensità;
– fase dello struggimento e della ricerca della figura persa che dura mesi spesso anni;
– fase di disorganizzazione e disperazione;
– fase di maggiore o minore grado di riorganizzazione.
Nella fase di torpore la maggior parte rimaneva impietrita ed incapace in grado maggiore o minore di accettare la notizia con relativa incapacità di realizzare ciò che si sta verificando (é il caso di esperienze riportate da alcune vedove).
Nella fase dello struggimento e della ricerca della persona persa (giorni successivi, o settimane) si verificano accessi di intenso turbamento e pianto, sorge una grande agitazione e preoccupazione al pensiero della persona scomparsa assieme alla sensazione della sua presenza , con marcata tendenza ad interpretare segni e rumori come indizi del ritorno della persona. Si presenta un intenso impulso a ricercare e recuperare la persona persa (tale impulso può più o meno essere consapevole) recarsi al cimitero, in luoghi strettamente legati alla figura scomparsa, tale impulso spesso lo si considera anche assurdo ed irrazionale; qualsiasi sia l’atteggiamento che si assumerà rispetto a tale impulso l’impulso a ricercare e se possibile a recuperare e sempre comunque presente. Si predispone a livello sensoriale un set percettivo interno derivato dalle precedenti esperienze con l’oggetto che facilita il riconoscimento dello stesso tra le varie stimolazioni sensoriali che pervengono dal mondo tale modalità comportamentale é del tutto automatica e comprende dei comportamenti stereotipati quali:
a) il muoversi senza tregua nell’esplorazione dell’ambiente;
b) il pensare intensamente alla persona scomparsa;
c) lo sviluppo del set percettivo anzidetto;
d) il dirigere l’attenzione verso parti dell’ambiente in cui potrebbe trovarsi la persona;
e) il reclamare la persona scomparsa.
Comuni poi all’impulso della ricerca sono il pianto e la collera; le espressioni facciali tipiche del dolore dell’adulto sono il risultato degli impulsi infantili ad urlare per essere stato abbandonato e all’inibizione di tale grido. Sia il pianti che l’urlo sono gli effetti attraverso cui il bambino di solito attira e recupera la madre assente o qualche altra persona che possa aiutare a ritrovarla. La collera dopo il ritrovamento é presente sopratutto nei primi giorni, essa é comunque costruttiva soltanto se la separazione é temporanea e serva come capo di accusa contro chiunque sia responsabile della separazione.
Ci sono quindi buoni motivi di ordine biologico per dichiarare che ogni separazione é accompagnata istintivamente da un comportamento aggressivo, così a livello istintuale consideriamo ogni perdita come recuperabile.
Abbiamo visto che il comportamento di attaccamento é principalmente volto alla difesa dei predatori esso si manifesta principalmente nell’infanzia come attaccamento alla figura genitoriale ma può presentarsi anche nei confronti di figure significative ed anche in età adulta nei confronti di un parente di un datore di lavoro di una figura comunque importante nella comunità. Lo stesso comportamento si attiva ogni volta che una persona (bambino o adulto) é malato o in difficoltà ed é suscitato in maniera particolarmente intensa quando la persona é spaventata o quando la figura di attaccamento non é presente.
Non si può considerarlo comportamento regressivo dato che fa parte del nostro corredo biologico istintivo. Il lutto nelle vedove si manifesta in misura maggiore minore é la sua età ed é più probabile che ne risenta la sua salute alla fine dei dodici mesi successivi al lutto; ad età maggiori di sessantacinque anni pare che il lutto si senta di meno forse perché i legami affettivi già cominciavano ad allentarsi.
Abbiamo già posto l’accento sul fatto di quanto sia difficile per la persona adulta accettare il fatto che una persona cara è morta e non ritornerà più, naturalmente per i piccoli tale consapevolezza é oltremodo dura da accettare. Noi pensiamo che non solo i bambini ma anche per gli adulti necessiti la presenza di una figura di sostegno durante il lutto e per riprendersi dalla perdita; per il bambino é poi di somma importanza dopo la perdita della persona cara avere subito un valido e permanente sostituto a cui attaccarsi successivamente; la stessa cosa vale per gli adulti anche se a questa età é relativamente più semplice trovare un sostegno nell’amicizia di qualcuno.
É opinione diffusa che affinché il lutto possa avere un esito positivo é necessario che la persona colpita prima o poi dia libero sfogo alle sue sensazioni, il dolore che non parla imprigiona il cuore. Il ruolo terapeutico nel lutto dovrebbe essere quello di un amico di un sostegno disposto a prendere in considerazione nelle discussioni ogni speranza desiderio e recondita possibilità che essa ancora nutra per il ritrovamento della figura persa, assieme ad ogni rimpianto, rimprovero e delusione che l’affliggono contro quei dottori incompetenti e contro lo stesso defunto sottoforma di collera per l’abbandono.
Naturalmente per i pazienti specialmente anziani che hanno subito una perdita nei primi anni dell’infanzia e dell’adolescenza aiutarli a recuperare le speranze di riunione perse e la rabbia per essere stati abbandonati può essere un compito lungo e tecnicamente difficile; struggimento per l’impossibile, collera violente, pianto impotente, orrore alla prospettiva della solitudine, sono tutte sensazioni che una persona colpita da una perdita ha bisogni di esprimere e a volte prima di tutto scoprire per fare progressi, tali sensazioni hanno però la tendenza ad essere considerate indegne e vili ed esprimerle può sembrare umiliante e provocare critiche e disprezzo e non fa quindi meraviglia se tali sensazioni rimangano così spesso inespresse e possano in seguito rimanere latenti; il manifestare il dolore nelle famiglie di origine viene considerato come un qualcosa da fare scomparire il prima possibile, pianto e manifestazioni di protesta in tali famiglie tendono ad essere considerati infantili e la collera e la gelosia come riprovevoli, le richieste di presenza del padre e la madre vengono considerate come sciocche e ingiustificate, più piange e va in collera più gli viene detto che é infantile e cattivo, in seguito a tali pressioni é capace che egli faccia sue tali norme; così in caso di perdita egli invece di dare libertà allo sfogo tenderà a reprimerlo. I familiari, sottoposti allo stesso tipo di educazione, tenderanno ad esprimere i stessi giudizi critici nei confronti alle emozioni e le loro espressioni.
La violenta reazione delle vedove é dovuta al fatto che gran parte dell’autostima e dell’identità di ruolo sono subordinati alla presenza del coniuge, ed i rapporti con altri componenti della famiglia estesa tendono a perdersi; in caso poi di rapporto ambivalente con il coniuge non di rado ci si accusa della sua morte e di non aver fatto nulla per evitarla.