Precursori del legame di coppia
Legami infantili 2: lutto e perdita dell’amore
Gli istinti di origine biologica spingerebbero gli individui ad agire, la loro periodica apparizione non é lineare e più istinti incompatibili possono comparire contemporaneamente provocando il conflitto, e l’angoscia ed il senso di colpa che scatenerebbero le difese messe in atto per affrontarli.
Nella crescita individuale si sviluppano dei comportamenti specie specifici che passano attraverso delle fasi ed influenzano lo sviluppo : gli schemi che si sviluppano in tutti i membri di una specie cresciuti in un ambiente normale possono non comparire affatto se l’ambiente diventa limitato; lo schema può svilupparsi in modo consueto ma a causa di una particolare esperienza infantile può manifestarsi in età adulta con particolare intensità. Nella condizione normale l’uomo e l’animale é di continuo sottoposto a situazioni conflittuali, l’esito di questi conflitti é molto vario e a volte può portare a inadeguati adattamenti per gli animali come per l’uomo.
Le sensazioni ed il comportamento del paziente psichiatrico vanno necessariamente considerate nel contesto ambientale in cui vive ed ha vissuto. Il tratto terminale più importante é la forma evolutiva dei sintomi, il tempo la durata e le circostanze del suo sviluppo. Il problema consiste nel colmare la lacuna temporale esistente tra gli eventi supposti scatenanti e l’inizio della manifestazione dei sintomi; nel nostro caso l’agente patogeno é costituito dalla perdita della figura materna nel periodo che va dai sei mesi a sei anni (lutto infantile); esso nei primi mesi di vita impara a distinguere la madre e nutre un forte desiderio a starle vicino; dai sei mesi ai tre anni il bambino é molto attaccato alla figura materna, felice quando é con lui e turbato quando é assente, separazioni momentanee o prolungati determinano la sua protesta, dopo il primo anno anche altre figure possono suscitare il suo comportamento di attaccamento che si fissa su più figure parentali, comunque una rimane la figura prediletta in genere la madre. Non si verifica rottura del legame se durante le brevi assenze della figura principale subentra una figura di attaccamento secondaria.
Nel caso di separazioni prolungate per morte o malattia della madre il bambino dai quindici ai trenta mesi che ha già sviluppato nei suoi confronti un legame di attaccamento manifesterà un comportamento caratterizzato da tre fasi: a) protesta: invoca la madre con pianti e collera e sembra fiducioso di riuscire nel proprio intento che può durare molti giorni; b) disperazione/speranza: poi si calma ma continua a restare preoccupato per l’assenza della madre e ancora si strugge dal desiderio che essa torni e dato che le sue speranze non hanno esito positivo, spesso le due fasi si alternano; c) distacco: sembra che il bambino si sia dimenticato ed al suo ritorno appare stranamente disinteressato a volte persino non riconoscendola. In ognuna di queste fasi il bambino é facilmente soggetto ad accessi d’ira ed a episodi di comportamento distruttivo a volte di tipo violento. Tale sequela comportamentale si manifesta anche negli adulti per una perdita subita per lutto
La collera anche se non sempre ce ne rendiamo conto é una comune reazione alla perdita; tale funzione sembra costituire il serbatoio energetico con cui alimentarci nel tentativo di recuperare la persona persa e per convincerla a non abbandonarci di nuovo (prima fase del lutto); solo dopo che sono stati fatti tutti i tentativi per recuperare la persona amata ed accertato il proprio insuccesso nel recupero si può volgere di nuovo se stesso verso il mondo da cui é stato ormai accettata la irrimediabile mancanza. Protesta accuse di abbandono e rabbiosa richiesta di ritorno rappresentano delle normali reazioni alla perdita anche nelle persone adulte.
In natura perdere il contatto con il gruppo familiare é estremamente pericoloso sopratutto per i piccoli; é opportuno che vengano stretti legami fra i membri di una famiglia o di una famiglia più ampia cosicchè che ad ogni separazione di un membro sia accompagnata dal tenace sforzo di tutti i componenti a recuperare l’unità familiare e il membro che minaccia di separarsene; per questo a livello ereditario si presentano sempre degli impulsi a riavere la persona persa e poi a rimproverarla, tali modalità di relazione essendo innate, avranno la tendenza a presentarsi in maniera automatica ed irrazionale in presenza di qualsiasi perdita pur sapendo che il tentativo sarà vano.
Nel lutto patologico si verifica la incapacità di esprimere manifestamente questi impulsi a recuperare e rimproverare la persona persa con struggimento e collera verso chi ha abbandonato; in luogo del normale dispiegarsi di impulsi di recupero e di accusa essi vengono dissociati e repressi, da allora essi continueranno ad esistere come sistemi attivi nella personalità ma saranno incapaci di trovare una diretta ed aperta espressione e così finiscono per influenzare il comportamento e le sensazioni in modo anomalo e distorto; da cui disturbi del carattere e nevrosi.
In genere subentrano nel processo patologico due meccanismi di difesa la fissazione e la repressione: il bambino rimane inconsciamente fissato sulla madre persa, gli impulsi a recuperarla ed accusarla ed i sentimenti ambivalenti ad essi collegati vengono repressi; collegato alla repressione ci può essere la dissociazione dell’io, in tale caso una parte della personalità nascosta nega che la persona sia stata veramente persa e c’é la speranza che tornerà, contemporaneamente l’altra parte condivide con amici e parenti la certezza che la persona sia irrimediabilmente persa, benché incompatibili le due parti possono coesistere per parecchi anni, anche la dissociazione porta a disturbi psichici.
In lutto e melanconia Freud lascia pochi dubbi al fatto che molti disturbi psichici siano il risultato di un lutto patologico. Abraham 24 conclude che la depressione melanconica deriva da spiacevoli esperienze del paziente. Gero in esperienze con pazienti depressi notò che uno di essi era stato particolarmente affamata d’amore da bambino, e l’altro inviato in un asino nido tornò a casa a l’età di tre anni; entrambi manifestavano una profonda ambivalenza nei confronti di ogni persona amata, condizione che sembrava essere la conseguenza residuo delle esperienze infantili vissute.
Fairbairn e Stengel non attribuiscono le reazioni infantili a una perdita o un lutto; Stengel ha notato su studi sul vagabondaggio compulsivo un impulso a recuperare l’oggetto perduto. Cosicché non sempre la perdita di un genitore nell’infanzia o una perdita di affetto origina il lutto patologico con le note conseguenze relative ai disturbi psichici dell’adulto. Melanie Klein ha indicato come patogene tutte le perdite che rientrano nel primo anno di vita e che sono legate principalmente al nutrimento ed allo svezzamento. In generale siamo concordi nel ritenere che il periodo critico si estenda oltre il primo anno di vita ed hanno la tendenza coatta ad essere patologici e si verificano predispongono poi, il successivo individuo adulto, a reagire ad ulteriore perdite in maniera analoga; le patologie adulte possono evolvere in: dissociazione dell’io, vagabondaggio compulsivo, depressione, difetti di carattere. Altre due situazioni altamente patogene sono costituite del fatto di identificarsi col genitore che poi muore o della conseguente trasformazione di atteggiamento del genitore sopravvissuto nei confronti del figlioletto.
Altre situazioni possono avere il loro gradiente di patogenicità a causa di altri tipi di separazioni meno gravi causate da rifiuto, perdita di amore, arrivo di un nuovo bambino, depressione materna.